sabato 12 luglio 2014

IL CAMMINO DI SANTIAGO "ed il chilometro ZeRo"

Una luna piena fa, arrivavo a Finisterre, dopo essere passata per Muxia.
Muxia mi era parsa una città fantasma e gli abitanti sembravano gipsie.
Finisterre doveva essere la fine. E lo è stata, una fine perfetta, non potevo e non volevo chiedere di più!
Il bagno nell'oceano.
Le conchiglie raccolte in spiaggia.
Il tramonto al faro.
Il sole che scendeva nel mare e la luna piena che saliva da dietro la collina, per poi andarsi ad appisolare tra le stelle.
La luce del giorno all'orizzonte lasciava un filo di colore tra il giorno e la notte.
Compagni di viaggio.
Abbracci. 
Sorrisi. Ed anche un po' di incredulità.
Si, perchè tra tutte le emozioni si faceva spazio anche lei.
Perchè credere che ce l'avessimo fatta ci lasciava un po' sbigottiti.
Perchè credere che fosse già tutto finito, ci lasciava dentro un senso di vuoto, di nudità.
Perchè, quando quel giorno, in spiaggia, osservavo l'oceano e la sua immensità, volevo, semplicemente, che non finisse.
Ho stretto al cuore ogni attimo, e di ogni attimo ne ho fatto tesoro.
Abbiamo pianto.
Abbiamo riso, e più di una volta ci siamo chiesti perchè camminassimo.
Quel giorno, quando vidi l'oceano, mi girai verso Serena e le dissi: "ora lo so".

al chilometro ZERO - Finisterre

lunedì 7 luglio 2014

IL CAMMINO DI SANTIAGO "ed i segni"

Questo post l'ho dedico a Matteo.
Fu lui il primo a parlarmi dei segni.
Mi diceva: "fai attenzione ai segnali".
Pur non capendo bene che cosa intendesse, mi misi alla ricerca di questi segnali, e come funghi, spuntarono ovunque.
Probabilmente, i segnali, sono quelle cose che nella quotidianità rimangono nascoste, che non vediamo, e che solo un occhio vigile ed attento può percepire.
Un giorno, io, Melissa, Matteo, Patcho e Jordi stavamo per lasciare l'ostello di Castrojeriz.
Poco prima di partire mi si avvicina l'ospitalero e mi chiede: "questo è tuo?".
Osservo l'oggetto che stringeva tra le mani. 
Era una conchiglia ricamata con del filo da cucire. Il ricamo era una splendida margherita bianca.
Gli risposi di no, che quell'oggetto non apparteneva a me, ma lui insistette, dicendo che l'aveva trovato sul mio letto. Ed il letto in questione, era proprio il mio.
Così, decisi che quel dono era un segno.
Una dottoressa un giorno mi disse: "ricordati, non essere mai come un fiore reciso, perchè i fiori recisi sono belli da vedere, ma non hanno radici e prima o poi moriranno".
La margherita ricamata su quella conchiglia mi ricordò lei.

Un altro giorno io, Melissa e Laura iniziammo a camminare insieme, ma, dopo aver fatto la spesa per il pranzo, ci distaccammo l'una dall'altra.
Il punto era che, se avessimo voluto pranzare, ci saremmo dovute reincontrare, perchè io avevo il pane, Melissa il tonno e Laura i pomodori.
Laura, avanti a noi, si fermò in un'area di descanso.
La vidi in lontananza. Era seduta sul tavolo con i piedi appoggiati sulla panchina.
Io che, un riposino me lo sarei fatto volentieri, vista l'ora e visto il caldo, quando la raggiunsi mi sedetti accanto a lei, ed insieme aspettammo Melissa, che non tardò ad arrivare.
Quando Melissa si avvicinò a noi, disse: "oh guardate, un quadrifoglio" e lo raccolse.
Qualche secondo più tardi, Laura chinò la testa e disse: "ragazze, ce n'è un altro". E lo raccolse.
Così, anch'io chinai la testa, e come per magia, un altro quadrifoglio era li ad attendermi.
Tre quadrifogli li per noi. Ci mettemmo a cercarne altri, ma non ne trovammo più.
Poco più tardi, da dietro la curva, ecco spuntare Matteo, con il suo inseparabile bastone ed il suo passo veloce.
Tutte tre ci guardammo, incredule.
Che fosse un segno?!

Questa volta, la scenetta si svolge a Fromista.
Serata fredda. Pioggia e vento non ci avevano lasciato tregua per tutta la giornata.
Dopo cena, io , Melissa, Laura e Matteo uscimmo per farci una bevuta.
Sapevamo che il coprifuoco era alle dieci e "puntualmente" rientrammo alle 10.15.
Ovviamente, la porta dell'ostello (che dava sul cortile) era chiusa.
Eravamo già rassegnati al fatto di dover passare una notte "al fresco", quando la porta, tutto ad un tratto, si aprì e sbucò Jordi!!!
Iniziammo ad abbracciarlo ed a festeggiare, chiedendogli come avesse fatto a sentirci!!
Lui ci rispose che non lo sapeva!
Si trovava nella sala comune, quando qualcosa gli disse di andare all'entrata!!

Laura, Melissa ed io quando trovammo i tre quadrifogli


mercoledì 2 luglio 2014

IL CAMMINO DI SANTIAGO "ed i suoi magici incontri"

Ho condiviso il mio cammino con tante persone, chi più giovane, chi più anziano di me.
Capitava di incontrarsi un po' per caso. 
Spesso capitava mentre si camminava, oppure una volta giunti all'albergue.
Ricordo che Franco, Lella e Domenico li conobbi all'accueil di Lourdes, dopo averli intravisti all'aeroporto di Bergamo.
Simone l'ho incontrai durante la prima tappa, da Saint Jean a Roncisvalle.
Ero quasi giunta a destinazione, quando sentii alle mie spalle, il rumore di pesanti scarponi.
Mi si affianca questo ragazzo che con espressione di un misto tra il serio e il divertito mi dice "ciao", e la prima cosa che pensai fu "ma c'ho scritto in faccia che sono italiana?".
Francesco avrei dovuto aspettarlo a Saint Jean, ma poi, gli diedi buca, partendo con un giorno di anticipo.
Avendo un amico in comune, ci eravamo messi in contatto prima della partenza dall'Italia.
Ci saremmo poi reincontrati a Roncisvalle, nella lavanderia, tra un panno bagnato e l'altro.
Con Melissa ho condiviso gran parte del viaggio, dopo la seconda settimana di cammino.
Ci eravamo conosciute a Roncisvalle, ma ci incontravamo solo sporadicamente.
Fu solo da Ages in poi che iniziammo a camminare insieme, giorno dopo giorno.
Serena l ha conobbi a Pamplona, durante la cena che facemmo in ostello!
L ha persi di vista dopo qualche giorno, ma ci saremmo poi reincotrate ad una decina di giorni di distanza da Santiago ed avremmo poi proseguito insieme verso Finisterre, condividendo una grande emozione alla vista dell'oceano.
Mai potrò dimenticare la prima volta che incontrai Stefania.
Camminava davanti a me con il suo bastone e cantava.
Mi piaceva starle dietro, perchè il suono della sua voce riempiva il silenzio che in quell'istante, mi circondava.
Poi sbucarono Samuele, Matteo, Laura e Giulia, l'inseparabile quartetto, che più tardi si separò.
E poi arrivarono Patcho e Jordi, dai paesi baschi. Guai a te se ti azzardavi a dire che fossero spagnoli.
Ricordo che una volta eravamo in un albergue (non ricordo precisamente dove) e l'ospitalera disse a Patcho: "ah, tu sei spagnolo". Io mi infilai nel discorso precisando che Patcho non era spagnolo, ma bensì basco.
Bè, non vi dico l'espressione di Patcho, mi fulminò con lo sguardo!! eh eh :)
Federico, Antonella, Sabina e Rosa.
Il professore olandese di cui non ricordo il nome, ma con cui camminai un'intera giornata per arrivare al monastero di Samos.
A fine giornata mi disse: "menomale che conosci l'inglese, altrimenti avremmo fatto scena muta tutto il giorno".
Sebastien, che conobbi a Roncisvalle.
Lui conosceva solo il francese e qualche parola di spagnolo. Io gli parlavo metà italiano, metà inglese, eppure con sguardi e gesti riuscivamo a capirci, raccontandoci anche confidenze.
A Sarria arrivarono anche Gian Guido e Luisa, rispettivamente il padre e la cugina di Serena.
Gian Guido capì, dopo il terzo giorno di cammino, perchè Samuele beveva sempre due birre durante la pausa. La prima era per recuperare, la seconda perchè ti dava energie per proseguire.
Claudia e Rita con i loro inseparabili cani e Fanni, che incontrammo prima di Astorga, da Daniel, il tipo che dormiva sul cucuzzolo della collina e viveva di semplicità. Stefania e Serena lo ricorderanno per il couscous, tornarono indietro per assaporarlo. :)
Poi arrivò Rossana, a Finisterre, la fine del cammino.
Condivisi con lei una parte degli ultimi giorni di permanenza alla "fine del mondo".
Ci sono stati compagni di viaggio per un giorno, a volte si condivideva anche solo una serata.
Con altri ho condiviso più giornate di cammino, con altri ancora, intere settimane.

GRAZIE

Una parte dei compagni di viaggio con i quali ho camminato.
(Santiago, 07/06/2014)

IL CAMMINO DI SANTIAGO "gli ospitaleri"

Più di una volta mi è stato chiesto: "ma dove hai dormito lungo il cammino?".
Oppure: "ma non era pericoloso?".
Dovete sapere che, il cammino di Santiago, al contrario della via Francigena, è ben organizzato e difficilmente vi capiterà di passare una notte sotto le stelle (a meno che non lo vogliate).
La "via" è piena di ostelli, che in Spagna vengono chiamati "albergue".
La parte divertente degli albergues sono gli ospitaleri, che tante volte sono volontari.
E' capitato che a Roncisvalle ci abbiamo svegliato alle 06.30 cantandoci una canzone e suonando la chitarra, mentre a Foncebadon l'ospitalero Miquel mi aveva travestita da Templare.
A Bercianos, nell'albergue parrocchiale, due fratelli in età avanzata (ma non troppo) erano gli ospitaleri.
Ci hanno cucinato la paella per cena, facendoci cantare la canzone "la bamba", però riadattata a noi pellegrini.
A Leon, siamo stati sbattuti "dentro", perchè ci eravamo nascosti in cortile per chiacchierare ancora un po' (il coprifuoco era alle 10) e la mattina, sempre la stessa signora, era venuta a "buttarci giù dalle brande".
Insomma, le storie che riguardano gli ospitaleri potrebbero non avere mai fine.

L'ospitalero Miquel a Foncebadon.
Quella sera mi aveva travestita da templare.

IL CAMMINO DI SANTIAGO "l'oceano"

Novecento chilometri e ricordi che sembrano perdersi nel passato.
In un passato che non è poi così lontano.
Ogni tanto, ci capitava di ricordare vicende successe solo qualche giorno prima, ma a noi, sembrava passata un'eternità.
Perchè in 36 giorni di pellegrinaggio, c'è una vita così piena, che nella quotidianità rimane nascosta.
Mi emozionai quando arrivai a Santiago, ma l'emozione fu ancora più forte, quando vidi l'oceano.
Probabilmente fu solo in quel momento che mi resi conto di quanta strada avessi percorso a piedi.

Serena ed io quando arrivammo a Muxia

IL CAMMINO DI SANTIAGO "istruzioni per il non uso"

Prima della partenza avevo tanto sentito parlare del cammino di Santiago.
Libri, film, documentari, video su you tube e chi più ne ha più ne metta.
Poi, d'improvviso, quando a qualcuno dicevi "vado a fare il cammino di Santiago", immancabilmente tutti diventavano dei grandi esperti, anche chi, non l'aveva mai fatto.
Erano esperti sul dove dormire, come vestirsi, cosa portarsi, quanti chilometri percorrere al giorno, da dove partire, dove arrivare e l'elenco potrebbe dilungarsi per ancora un paio di righe. Sapevano "tutto".
Mancava solo un piccolo particolare.. "l'esperienza di averlo percorso".
Che poi, esperienza o no, ognuno vive il cammino in maniera soggettiva, come accade con tutte le esperienze della vita.
Communities, blogs, siti e video che ne parlano, possono essere delle buone linee guida per partire, ma potrebbero anche non essere d'aiuto, un po' come questo post. :)

me on the way