mercoledì 18 settembre 2013

VIETNAM: SLEEPING BUS

Sono le sei e trenta del mattino. La sveglia, puntuale, inizia a suonare.
Nella camera si diffonde un suono, non bene identificato.
Ci vuole un po' per capire che quel rumore fastidioso, e' l'allarme del cellulare, posizionato sul tavolo dall'altra parte della camera.
Mi alzo per farlo tacere.
Mi affaccio alla finesra, di certo, non per prendere una boccata di aria fresca.
La citta' sembra essersi svegliata gia' da parecchie ore.
La via e' animata da un via vai continuo di gente.
Osservo silenziosa e sempre piu' stupita di cio' che vedo. Mi chiedo come facciano a vivere qui.
Ci prepariamo, richiudiamo gli zaini, paghiamo l'hotel e ci dirigiamo all'agenzia viaggi presso la quale abbiamo prenotato lo sleeping bus.
Arriviamo con largo anticipo, cosi' l'impiegata ci fa accomodare.
Il rumore che proviene dalla strada sembra essersi amplificato rispetto all'ora precedente, e sempre piu' gente si riversa in strada.
Mi chiedo se ogni tanto questa citta' dorma. Sembra una vita no stop. Un after dopo l'altro.
Sono le otto, e con loro, arriva anche il nostro sleeping bus.
In tanti ci avevano detto che lo sleeping bus e' uno dei pochi mezzi per viaggiare in Asia.
E' strutturato su due piani, con dei veri e propri lettini dove potersi sdraiare.
Io e Debora c'entriamo comodamente, ma il povero Giacomo, alto un metro ed ottanta, fa un po' di fatica ad allungare le gambe.
Troviamo anche cuscini e coperte, e ci chiediamo in quanti li abbiano usati prima di noi, giungendo alla conclusione, che non li lavino molto spesso.


Siamo in partenza verso Nha Trang, che dista solamente 438 chilometri (cosi' mi dice google maps) da Ho Chi Minh. Per raggiungerla ci serviranno dodici lunghissime ore, essendo, le strade vietnamite, in pessime condizioni.
Passa qualche ora e Debora si chiede dove possano aver nascosto la toilette.
L'impiegata dell'agenzia viaggi ci aveva assicurato che a bordo del bus ci sarebbe stata.
Decide di chiedere all'autista, che le risponde: "everywhere, everywhtere", indicando le immense distese di campi intorno a noi.
Non posso fare altro che ridere a crepapelle, continuando a ripetere "everywhere".
La guida "sportiva" dell'autista, ci lascia allibiti.
Oltre al fatto che, continua a suonare il clacson per farsi strada tra i motorini ed azzarda sorpassi in curva, sembra una vera e propria gara tra busses. Una specie di formula una, su strade trafficate, non bene asfaltate, che talvolta si affacciano sulla costa.
La sicurezza e' l'ultima cosa che viene considerata. Mi allaccerei volentieri la cintura, se solo ci fosse!
Finalmente ci fermiamo in un luogo dove e' possibile usare il bagno e comprare qualcosa da mangiare.
Non so bene come identificarlo, in quanto non e', ne un autogrill, ne una piazzola di sosta.
L'autista, guardando Debora, le specifica che ha cinque minuti di tempo, altrimenti, senza scrupoli ti lascia indietro e "chi si e' visto si' e' visto".
Stava per succedere ad una ragazza inglese.
Se non avessimo urlato all'autista di aspettare, la ragazza sarebbe rimasta a piedi, senza documenti, telefono, e zaino.... In the middle of nowhere.

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