martedì 31 dicembre 2013

UNA PAUSA LUNGA 800 KM

Caro duemilatredici,
sei stato un anno ricco di emozioni e nuove esperienze.
Mi hai messa alla prova, facendomi vivere avventure e disavventure.
Sono cresciuta e probabilmente anche cambiata.
Ho preso decisioni e fatto scelte, che mi hanno portata dove sono ora.
C'è chi mi dice che ho bisogno di fermarmi, di riflettere.
Mi fermerò, ma a modo mio…. Camminando.

sabato 14 dicembre 2013

DEAR SARA,

Cara Sara,
rileggendo il tuo ultimo messaggio, ho rivissuto il mese appena passato.
Ho capito cose, che se non fossi tornata, mai avrei capito.
Ricordo, che prima di rientrare in Italia, la voglia che avevo di tornare era sorprendente, ma ora, tutto ciò mi sembra un limbo, qualcosa che non mi appartiene.
Sto bene e sono felice, ma sento, in cuor mio, che è una felicità diversa, che sa di amaro.
E' sorprendente come un viaggio del genere, possa lasciarti dentro qualcosa di così indelebile, che non puoi spazzare via con la tua 'vecchia' vita, ritornando e riassaporando i gusti e profumi di casa.
Mi sono resa conto, di come stia vivendo nel ricordo di ciò che è stato.
Me ne rendo conto giorno dopo giorno, e provo con tutta me stessa a non farlo, perché so che è sbagliato. 
Ma ricordo con gioia il 'viaggio' e tutte le sue emozioni, e non vedo l'ora di rimettermi lo zaino in spalla e ripartire!
Il mio rientro è stato bellissimo, ricco di emozioni, felicità e gioia.
Devo però ammettere, che stando qui, mi sembra di stare perdendo tempo.
Probabilmente è anche sbagliato pensarla a questo modo.
Ho avuto la fortuna di trovare un lavoro che mi permetta di mantenermi per questi tre mesi di permanenza a 'casa'. 
So di avere la possibilità di potermi godere famiglia, amici e hobbies e so, che ho la possibilità di poter fare un altro anno in Australia e visitare altri paesi dove c'è la possibilità di applicare il whv, ma, pur sapendo tutto questo, non riesco a godermi come vorrei, questa mia permanenza a casa.
Mi sembra tutto surreale.
Mi sembra di non essere qui, ma lontana anni luce.
I miei occhi viaggiano, rivivono luoghi e ne immaginano altri.
La mia mente è altrove, anche lei, sempre in viaggio. 
Un viaggio dal quale, una volta partiti, non si può più tornare.



giovedì 21 novembre 2013

LA DANZA DEL LIMBO

[...] danzo in un limbo e ne vedo la fine, eppure voglio godermi questa danza fino a che ci sarà la musica a farmi danzare.
So che finirà. So che tutto ciò che possiedo ora, tra qualche mese svanirà, come l'arcobaleno quando il sole non ha più pioggia da far risplendere.
So che tutto ciò che ora mi appartiene è un miraggio, come oasi in un deserto, eppure danzo, come foglie al vento, lasciandomi trasportare in un limbo.
Roccasecca (Frosinone)

Un limbo che non ho creato e nemmeno voluto. Mi rende forte e spesso confusa, unita alla bellezza di essere libera, perché questo limbo è libertà.
La libertà di avere tutto e niente, di poter disfare qualcosa che non si possiede [...]

lunedì 18 novembre 2013

EmOzIoNaNdOsI

A quasi un mese dal mio ritorno, conto i giorni che mi separano da una nuova partenza.
La data è fittizia, il periodo anche, ma c'è, è lì.. L'idea di ripartire, perchè viaggiare crea dipendenza.
Perchè prima di ritornare, non vedevo l'ora di riabbracciare la mia casa, ed ora che sono qua, sento la mancanza di tutte quelle emozioni, che solo viaggiando si provano.
Il desiderio di ritrovarmi in un aeroporto e non sapere dove andare o cosa fare prevale su qualsiasi altra cosa. Su quella sicurezza che si chiama casa. Sulla famiglia a portata di mano e gli amici, sempre pronti per due chiacchiere ed un drink.
Quando ho detto a mio padre dell'idea di ripartire, la sua reazione è stata tutt'altro che felicità, mentre a mia madre è sfuggita l'esclamazione: "ma che figlia che ho fatto".
Vorrebbero che mi "sistemassi", così han detto. Lavoro, casa e famiglia.
Ma quella è stata la loro strada, il loro percorso. Io per me, almeno per ora, desidero qualcosa di diverso.
Voglio intraprendere il mio sentiero, quello iniziato tanto tempo fa e percorso fino ad oggi. 
Voglio continuare a camminare con chi amo al mio fianco, perchè i dolori, se condivisi, si dimezzano, ma la gioia, se condivisa, si raddoppia.


martedì 12 novembre 2013

I NON SERVIZI DEL BEL BAESE

Torniamo a noi, a me, al mio rientro nel Bel Paese.
Si, perchè l'Italia è proprio bella, peccato che, non sia valorizzata come dovrebbe.
Atterrare a Milano mi ha dato un senso di disagio, pur sapendo che quella era casa mia.
Basti pensare ai servizi che nemmeno un aeroporto INTERNAZIONALE come Malpensa non sia in grado di darti.
Ed io non chiedo molto.
La connessione wi-fi gratuita, per esempio.
Oppure la possibilità di avere carrelli a disposizione per trasportare zaini e bagagli senza fatica fino all'uscita dell'aeroporto, ma nemmeno questo ho trovato. 
Se volevo un carrello avrei dovuto pagare DUE EURO per l'affitto e non mi sarebbero nemmeno stati restituiti.
Ed io mi chiedo: "è questo il servizio che diamo ai turisti e/o viaggiatori che arrivano nel nostro Paese?"
In fondo, credo di non stare chiedendo molto.
Non voglio fare paragoni, ma quest'osservazione devo proprio farla... Per quanto Vietnam e Tailandia siano paesi poveri, ma veramente poveri, su alcuni aspetti sono un passo avanti a noi.
Basti pensare che tutti parlano inglese, anche solo il minimo indispensabile, oppure che ci sia la possibilità di trovare il wi-fi gratuito in tutti gli hotels e locali ed ancora, la possibilità di poter utilizzare un carrello, senza doverne pagare l'affitto, ma semplicemente riposandolo al proprio posto all'uscita dell'aereoporto.
Sono servizi, semplicemente servizi. E' tanto difficile offrirli?
L'Italia ospita 40 milioni di turisti all'anno, ma un articolo su internet dice che potrebbe ospitarne molti di più, quasi il doppio, ma che manchino le strutture necessarie.
Viaggiando, ho incontrato molti italiani, e chi per un motivo chi per un altro, se n'erano andati dal Bel Paese.
Ho ascoltato storie che mi hanno lasciata allibita, e più di una volta ho pensato: "che peccato!!"
Si, che peccato, perchè l'Italia è bella.

Arpino (Lazio)
Boville (Lazio)
Piemonte

martedì 5 novembre 2013

13 MONTHS LATER

A sedici giorni dal mio rientro ho pregustato il profumo di casa.
Quella casa che spesso mi è mancata. Che pur essendo lontana, la sentivo vicina.
Sono atterrata a Malpensa, domenica venti ottobre, ricatapultata nello stesso aeroporto dal quale ero partita, esattamente tredici mesi prima.
Com'era possibile che fossi dinuovo li? Con il mio zainone sulle spalle, un'avventura nell'anima e ricordi da portare nel cuore.
La nebbia avvolgeva la pista, visibile solamente grazie alle luci posizionate lungo il perimetro.
Sono a casa, ho pensato. E' tutto all'improvviso mi parve così strano.
Un senso di vuoto mi avvolse. E' come se per un istante avessi lasciato il mondo, che fino ad un attimo prima era stato casa mia, e mi ritrovassi confinata nella mia gabbia, al "sicuro".
Una gabbia, che se non stai attento ti spezza le ali, ancor prima di capire come si usino.
Sono a casa, ho pensato dinuovo, quasi come se lo facessi per convincermi.
Quando vedi che cosa c'e' la fuori, ti rendi conto di che cosa manca all'interno della gabbia in cui hai vissuto gran parte della tua vita.

Immagine tratta dalla copertina del libro MATTI DA SOGNARE

venerdì 18 ottobre 2013

FRAMMENTI DI VIAGGIO

Mia cara Sara, 
che sia stato tutto un sogno? E' possibile?
Se provo ad immaginare me stessa, in quel piccolo paese che si arrampica tra le colline del Monferrato, proprio non ci riesco.
La musica fa da sottofondo a questo silenzio quasi irreale, e passano le note di "La strada".
Ripenso a quei giorni di spensieratezza, in una Terra lontana, e ripenso a quei cinque ragazzi, con progetti ed ambizioni diverse.
Ripenso all'entusiasmo, alle risate, alla voglia di stare insieme davanti ad un film. 
Ripenso a noi, alla nostra complicita', alle chiacchiere fino a notte tarda.
Ripenso ai tuoi racconti ed alla voglia che avevamo di confidarci l'una con l'altra.
Ripenso ai ritorni settimanali alla civilta', a Kurt e Chantal, al loro volerci bene.
Ripenso al giorno in cui siamo arrivate, ed ai giorni in cui uno ad uno siete andati via, accompagnandovi a quella fermata del bus.. Sempre la stessa, come sempre lo stesso era il bus che vi portava lontano da me.


Buon viaggio
e buon cammino ovunque tu vada,
forse un giorno potremo incontrarci dinuovo lungo
La Strada

lunedì 14 ottobre 2013

THAILAND: ALLA SCOPERTA DEI TEMPLI

La Tailandia e' un paese cosi' grande che, cercare di visitarlo tutto in soli quattordici giorni e' praticamente impossibile, soprattutto se, come noi, viaggiate via terra.
Non solo si estende in lunghezza, ma anche in larghezza.
Cosi', abbiamo dato spazio sia ai templi che al mare, prefissandoci delle tappe.
Non e' stato facile sceglierle e mettere tutti d'accordo.
Abbiamo considerato il fatto che, arrivando nella stagione delle piogge, probabilmente sarebbe stato meglio spendere piu' tempo al nord e meno sulle isole.
Caso vuole che, le nostre giornate sono state accompagnate da sole, nuvole e caldo. 
La pioggia ci aveva preceduti, dandoci cosi' la possibilita', di lasciare gli ombrelli nello zaino.
Siamo atterrati, lunedi' 30 settembre a Bangkok e qui, temevamo il peggio.
Racconti precedenti e blog di viaggio, ci avevano messi in guardia.
Sara' che dopo due settimane in Vietnam eravamo pronti a tutto, ma noi, Bangkok, l'abbiamo trovata decisamente tranquilla, pulita e funzionale.
Probabilmente dipende da dove si arriva, ma vi posso assicurare che se arrivate dal Vietnam, la Tailandia, a confronto, vi sembrera' una passeggiata.
Con noi, avevamo la solita guida di viaggio, che e' stata aperta solamente in casi eccezionali.
Se devo essere sincera, io la leggevo piu' che altro per tenere allenato l'inglese, non che m'importasse cosa dicesse sulle varie citta' e dei templi (tutti insegnamenti che avremmo poi appreso in loco) .
Con questo non vi sto dicendo di partire impreparati. Qualche informazione presa da internet o da qualcuno che ci e' gia' stato non fa mai male, ma state tranquilli che man mano che viaggerete troverete tutto quello di cui avrete bisogno.
Riguardo a Bangkok, posso darvi consiglio su dove alloggiare. 
Se avete poche pretese e non v'interessano gli hotel a cinque stelle (che talvolta sono peggio di quelli con una sola stella), il White Lodge e' cio' che fa per voi.
Camere convenienti, soprattutto se viaggiate in coppia o in tre. Non piu' di dieci dollari a notte.
Si trova nella zona di Siam Square, proprio vicino alla fermata dello sky train, National Stadium.
Da qui, potrete, facilmente raggiungere tutti i punti della citta'.
Noi ci siamo sempre spostati in bus, treno e metro. 
Pensate che, una corsa in bus vi costa solo otto baht. E poi, si e' a contatto con la gente locale, che rende il viaggio ancora piu' avventuriero.
Le tappe successive del nostro viaggio sono state: Ayutthaya, Sukhothai, Chang Mai, Pattaya e Koh Larn Island. 
Altro consiglio: leggere post lasciati da precedenti viaggiatori sulle pagine di internet va assolutamente bene, ma, non sempre c'e' da fidarsi. Quindi, prendete tutto cio' che leggerete con le pinze.
Grande delusione per noi, e' stata Koh Larn Island, che si trova proprio difronte a Pattaya, raggiungibile con il traghetto per soli trenta baht.
C'era chi scriveva che era un'isola fantastica e le foto su google, be'... Ragazzi, date un'occhiata e vi sembrera' un piccolo paradiso.
Assolutamente NO. Non e' nulla di tutto questo. Non e' un paradiso. Non e' pulita. Non ha spiagge belle...  E cio' che troverete, se non crederete a questo post e deciderete comunque di farci un salto (vedere per credere), sara' una discarica a cielo aperto. 
Noi ci abbiamo passato un'intera giornata, girandola in lungo e largo a bordo di uno scooter, scoprendone ogni angolo, e trovando ad ogni angolo sporcizia ed immondizia.
Pattaya. Cosa vedere a Pattaya? Un bel niente, se non la prostituzione.
Occidentali (per la maggior parte in eta' avanzata) che vanno alla ricerca di notti folli con qualche giovane tailandese.
E pensate che, qui la prostituzione e' illegale.           I L L E G A L E. 
Allora mi chiedo perche' la polizia, che durante la sera non fa altro che girare per le strade, non faccia il suo lavoro. 
Piccola parentesi, il viagra viene venduto per strada, come fosse caramelle.
Quindi, tornando a noi e chiudendo la parantesi Pattaya e Koh Larn Island, che sono state le ultime due tappe del nostro viaggio, dopo Bangkok ci siamo diretti ad Ayutthaya, raggiungibile con il treno in un'ora e mezza (due, contando il possibile ritardo) per venti baht (in terza classe).
Una volta arrivati a destinazione, abbiamo affittato tre biciclette (40 baht/day), da una simpatica signora che si trovava proprio vicino al nostro hotel. 
La proprietaria di quest'ultimo voleva affittarcele per 100 baht/day (un furto).
Cosa molto utile, che fa risparmiare un sacco di soldini, sono le macchinette dove e' possibile ricaricare le bottiglie d'acqua. Con un solo baht potrete avere un litro e mezzo d'acqua. E' o non e' fantastico?
Un giorno ad Ayutthaya basta ed avanza per vedere tutto cio' che ha da offrire: templi, floating market e night market.
Il giorno dopo siamo in partenza per Sukhothai.
Il biglietto del treno ci e' costato 168 baht (terza classe), fino a Phitsanulok.
Arrivati in stazione, abbiamo chiesto informazioni, ed abbiamo preso il bus di linea numero uno, che ci ha portati fino al terminal dei buses e qui ne abbiamo preso un altro con destinazione Sukhothai, per un costo pari a 43 baht.
Anche qui apro una piccola parantesi. Chiedete le informazioni direttamente sul luogo e, se dovete prendere treni o busses, chiedete i prezzi dei biglietti direttamente in stazione.
La signora dell'hotel di Ayutthaya ci aveva detto che il mezzo piu' conveniente per raggiungere Sukhothai era il bus, per un costo di circa 600 bah.
S E I C E N T O !!!
Noi, facendo la combinazione treno piu' bus, ne abbiamo risparmiati un sacco.
Seconda piccola parantesi. Il viaggio in treno ve lo STRAconsiglio.
Il tragitto Ayutthaya - Phitsanulok, e' durato circa sette ore.
In terza classe i sedili non sono proprio comodissimi, ma, il mercato che c'e' a bordo, vi terra' impegnati, facendovi dimenticare il dolore al sedere. E si, avete letto bene. A bordo del treno c'e' un vero e proprio market. Commercianti che salgano a bordo per vendere i loro prodotti e scendono a qualche stazione successiva per poi tornare indietro con un altro treno.
A Sukhothai ci siamo fermati due giorni. Avevamo bisogno di riposo dopo le corse dei giorni precedenti.
Qui abbiamo visitato la citta' vecchia che dista da quella nuova una mezz'oretta, facilmente raggiungibile by bus (30 baht one way).
E' possibile affittare le biciclette e visitare a proprio piacimento i diversi templi e le diverse zone.
Ricordo che quel giorno il caldo era asfissiante ed ero cosi' sfinita, accaldata e sudata che ho detto: "ma questi templi sono tutti uguali?". 
L'ultima tappa del nord e' stata Chang Mai, raggiunta by bus con la wind tour, per un prezzo pari a 239 baht.
Chang Mai, e' una cittadina molto accogliente e pulita.
Vicino si trova il Wat Phra That Doi Suthep, con i famosi trecento scalini di cui tutti parlano.
Vi posso assicurare che non sono affatto faticosi.
L'atmosfera che si respira lassu' e' di pace e tranquillita'. 
E' come essere avvolti da una leggera nebbiolina, che non ti permette di vedere appieno tutto il paesaggio, ma che ti fa dimenticare le fatiche e la stanchezza del viaggio.
Da non perdere e' il nigh bazar, dove e' possibile fare shopping o semplicemente passeggiare tra le innumerevoli bancarelle, alcune delle quali molto interessanti per i raffinati lavori di artigianato. Troverete cose di cui stupirvi.
Il tempo dei templi era finito.
Era giunto il momento di un po' di mare (e che mare!!!). 
Scendiamo da Chang Mai fino a Bangkok con uno sleeping bus (organizzatissimo). Il prezzo del biglietto ci e' costato intorno ai 500 baht, comprensivo di cena e colazione.
Arriviamo a Bangkok in mattinata, dove prenderemo un altro bus per arrivare a Pattaya.
Peccato che, per risparmiare 30 baht, abbiamo preso un bus di linea che durante il tragitto non faceva altro che fare fermate per caricare e scaricare gente. Insomma... Non vi dico.. Ci abbiamo messo cinque ore per raggiungere Pattaya, quando, con un normalissimo bus ce ne vogliono due e mezza.


















sabato 28 settembre 2013

VIETNAM: CONSIGLI DI VIAGGIO

Abbiamo letto parecchi blog di viaggio, articoli, visitato communities, chat, siti, e chi piu' ne ha piu' ne metta, ma, capirete come viaggiare in un paese, solamente quando ci sarete dentro.
Viaggiare in Vietnam e' estremamente facile, e, dal mio punto di vista, sicuro, dove, per quanto la gente talvolta cerchi di stressarvi per potervi vendere qualcosa, potrete comunque sentirvi al sicuro.
Ovviamente, e' sempre bene fare attenzione ai propri oggetti, soprattutto al passaporto, che, quando si viaggia, diventa di estrema importanza.
Per entrare in Vietnam serve un visto turistico.
Noi abbiamo applicato per quello di durata mensile, con entrata singola, on-line.
Riceverete l'approvazione via mail, con un'altra lettera che bisognera' stampare, in copia singola, da presentare una volta arrivati in aereoporto all'ufficio visti.
Insieme bisognera' allegare due foto-tessere e quarantacinque dollari americani.
Abbiamo constatato che, arrivare in Vietnam con il dollaro australiano, non porta buoni frutti.
Tenete conto che, se si arriva dall'Europa, con un euro si possono comprare 27.000 dong, mentre con un dollaro australiano si possono comprare solamente 21.000 dong.
Di questo non ne avevamo tenuto conto, e ce ne siamo resi conto solamente dopo.
Ovunque cercheranno di farvi pagare un prezzo maggiore, per il semplice fatto che siete turisti.
E' sempre bene contrattare, e, fidatevi, talvolta i prezzi piu' bassi bisogna proprio sudarseli, ma... Anche questo fa parte del gioco, e, talvolta, puo' risultare veramente divertente.
E, ricordatevi di chiedere sempre il prezzo prima di consumare una bevanda, un pasto, una corsa in taxi, insomma... Per qualsiasi cosa, evitando cosi', spiacevoli sorprese.
Per spostarsi da una citta' all'altra, potrete servirvi del bus o del treno.
Di solito il bus impiega un po' piu' tempo ed e' meno expensive.
Noi li abbiamo provati entrambi.
Effettivamente il treno ha un prezzo piu' alto, ma e' di certo piu' sicuro e confortevole, mentre il bus costa meno, ma e' meno confortevole e meno sicuro.
In piu', c'e' da aggiungere, che le strade vietnamite sono in pessime condizioni e gli autisti guidano da pazzi.
Inoltre, pensate che, per percorrere cinquecento chilometri potreste metterci dodici ore!!!
Se potete, fate a meno dei tours turistici, perche', come abbiamo potuto constatare, all'apparenza sembrano belli, ma poi si rivelano tutt altro.
Le guide vi porteranno dove vorranno, pur di "spillarvi" piu' soldi possibili.
Li abbiamo provati, vicino ad Ho Chi Minh per il Delta del Mekong ed i Cu Chi Tunnels e ne abbiamo preso consapevolezza ad Hanoi, con il tour per Sapa.
Nulla appare come realmente sara' e, non stupitevi se, passerete un'intera giornata a fare niente!
Il mio consiglio e' quello di prendere una guida turistica privata, che, probabilmente sarebbe la scelta migliore.
Oppure affitare una motorbike, o ancora, scendere a patti con un "easy rider", che vi portera' in giro per il vietnam, facendovi vedere quello che e' il "vero vietnam", e non quello che, tutti i turisti vedono.

martedì 24 settembre 2013

VIETNAM: HANOI

Martedi' 24 settembre arriviamo ad Hanoi, capitale del Vietnam.
La giornata e' uggiosa, il cielo e' grigio e fuori piove.
Sono le otto di mattina, probabilmente e' l'ora di punta, perche' il traffico ci permette di fare solamente qualche metro ogni tanto.
Alcuni vigili urbani, cercano di ristabilire l'ordine, gesticolando con paletta e braccia e facendo suonare i loro fischietti. A me sembra che nessuno gli dia retta, soprattutto chi e' a bordo di un motorino.
Un piccolo ponte per uso pedonale, che unisce un'estremita' all'altra del fiume, e' intasato dagli scooters, e parecchi, sistemati in una fila disordinata che non ha ne' capo ne' coda, aspettano il loro turno.
Non c'e' la metropolitana. I soli mezzi pubblici urbani, sono alcuni bus di linea, anche loro bloccati nel traffico.
La maggior parte delle persone, usa una mascherina (che ripara bocca e naso) per protteggersi dallo smog.
I palazzi sono grigi, i parchi sono pochi ed i bambini giocano per strada.
Di rado si vede un asilo, incastrato tra gli alti edifici.
Il bus ci scarica per strada. Non e' un terminal, ne tantomeno una fermata.
A piedi ci dirigiamo verso il quartiere vecchio di Hanoi, che dicono sia quello piu' turistico e piu' vicino alle poche attrazioni che questa citta' ha da offrire.
Piu' ci avviciniamo a quello che sembra essere il centro, piu' gli alti edifici diventano eleganti e ben curati. C'e' meno immondizia per strada, e piu' auto che circolano.
Strada facendo incontriamo "Casa Italia", una piccola oasi in mezzo a tutto quel trambusto.
Incuriositi entriamo per vedere di che cosa si tratta.
E' la vecchia ambasciata italiana, ora riadattata a museo della Vespa e dell'Ariston.
C'e' l'angolo bar, per chi volesse un caffe' o un aperitivo, e la cucina, per chi volesse pranzare o cenare.
In piu' organizzano diverse iniziative per la degustazione di vini e prodotti tipici italiani.
Decidiamo di fermarci per la colazione, gustandoci un cappuccino (non proprio italiano) dopo la lunga nottata di viaggio. 
Nei giorni successivi faremo spesso visita a questo luogo, per assaggiare la pizza, gustarci un bicchiere di martini o di un buon vino bianco, e per cenare. 
Se siete affamati e stufi della cucina asiatica, questa potrebbe essere una tappa da non perdere. Il cibo e' ottimo.


Sfruttiamo l'opportunita' della connessione ad internet, per prenotare due camere in un hotel vicino, nel quartiere vecchio.
Piu' tardi capiremo il perche' di questo nome.
A vederlo sembra proprio obsoleto. Strade strette. Strutture vecchie. Pali della luce che stanno su per miracolo, vista la grande quantita' di fili elettrici che ci si arrampica sopra. Odori forti. Mercati ovunque. Barbieri improvvisati per strada. Scooters che fanno da taxi. Tavolini e sedie dove poter mangiare a ridosso della strada, e tra una forchettata e l'altra, butti giu' anche una grande quantita' di smog.




Arriviamo in hotel a meta' mattinata, dove ci vengono subito consegnate le camere, che scopriamo essere al penultimo ed ultimo piano di un edificio di cinque piani, senza ascensore. 
Un buon esercizio fisico per rassodare i glutei.
In Vietnam scordatevi le norme di sicurezza.
Potrete fumare nei locali, bere alcolici per strada, guidare senza cintura, non indossare il casco (o indossarlo slacciato), e negli hotels estintori e salvavita sono un optional. Proprio per questo ho rischiato di prendere la scossa a causa di un phon mal funzionante, rischiando cosi', di dare fuoco all'intero edificio.

lunedì 23 settembre 2013

VIETNAM: HUE

E' lunedi' mattina. 
Salutiamo Hoi An, diretti ad Hue.
Arriviamo intorno a mezzogiorno. Il bus ci scarica difronte ad un hotel, dove ad attenderci ci sono i soliti taxi e le solite ragazze che cercano di affittarci una camera.
Attendiamo che l'autista scarichi i bagagli, ma dei nostri zaini non c'e' traccia.
C'e' un via vai di gente che entra ed esce dall'hotel  difronte al quale siamo.
I bagagli di tutti i passeggeri sono stati portati nella hall dell'hotel, cosi' che, tutti dovessero entrare per recuperarli. Nel frattempo, la proprietaria cerca di venderci soft drinks, cibo, tours e camere d'albergo.
Di Hue sappiamo ben poco. 
Da qualche parte, probabilmente su internet, avevamo letto che qui e' possibile visitare l'antica cittadella imperiale e le pagode lungo il fiume dei profumi.
Con gli zaini in spalla, iniziamo a camminare.
Abbiamo intenzione di fermarci solo per il pomeriggio e ripartire in serata verso Hanoi.
Ci dirigiamo alla cittadella imperiale, che da dove siamo ora, dista una ventina di minuti a piedi.
Fa caldo. L'aria e' pesante e lo smog si propaga nei polmoni.
Una decina di minuti piu' tardi, ecco apparire le mura dell'antica cittadella, il monumento storico piu' grande ed importante del Vietnam, dichiarato patrimonio mondiale dell'Unesco nel 1993.
L'entrata ci costa centoventimila dong, circa sei dollari australiani.
Ogni volta che visito luoghi del genere, mi piace immaginarli al tempo in cui erano i re a viverli.
Immagino i loro abiti e le dame, con lunghi vestiti e gioielli preziosi. Immagino le ricchezze che un tempo vi erano ed il nitrito dei cavalli. Immagino la musica delle feste di corte ed i boccali di vino, che di certo non potevano mancare.
Immagino anche gli inganni, gli atti di violenza e di guerra, che tra quelle mura si sono consumati.
Ora ne e' rimasto poco o niente.




Per quanto i lavori di ristrutturazione non permettano di vedere alcune parti di essa, ed altre ancora sia completamente distrutte (o quasi), io la trovo comunque affascinante.

sabato 21 settembre 2013

VIETNAM: HOI AN

E' venerdi' sera, 20 settembre.
Dopo aver sostato due giorni a Nha Trang, ci rimettiamo in viaggio.
Salutiamo Inge e saliamo sul bus.
Un altro sleeping bus. Altri cinquecento chilometri in dodici ore, su strade pessime, con un'autista che il codice della strada se l'e' dimenticato, oppure non l'ha mai saputo.
La cintura di sicurezza, come sempre, e' un optional, i cuscini e le coperte sono sudici e ci persone che dormono nei due piccoli corridoi, su sottili materassini.
Visto cosi', sembrerebbe un bus di profughi.
Poco dopo la partenza, ci fermiamo da qualche parte lungo la strada. L'autista scende, il secondo autista anche, l'aiutante pure e noi non ne capiamo il motivo.
Ad un certo punto sentiamo il rumore di qualche attrezzo, come se stessero svitando qualcosa.
Giacomo scende a dare un'occhiata, mentre Debora coglie l'occasione per andare in bagno.
Una volta tornati a bordo mi spiegano che stanno aggiustando una gomma, che durante il breve tragitto si era bucata.
Quindi dove stavamo sostando era la casa di un "gommista". O perlomeno, e' cio' che sembrava.
Passa un'ora. L'autista torna a bordo, il secondo autista anche e l'aiutante pure.
La gente torna al proprio posto e le luci vengono spente.
Ripartiamo. Sono un po' preoccupata. La gomma e' stata semplicemente riparata e cio' che ci aspetta sono dodici ore di viaggio, con un lungo tratto lungo la costa.
Non riesco a dormire, cosi' osservo l'oscurita' della notte illuminata dalla luna piena.
La tappa successiva e' Hoi An, la citta' incantata dalle lanterne, cosi' scrive la guida di viaggio, aperta solo in casi eccezionali.
Arriviamo verso le otto di mattina, ed appena scesi dal bus, veniamo assaliti da taxi che ci chiedono dove dobbiamo andare, e ragazze che ci domandano se abbiamo gia' un hotel prenotato.
Come sempre ci siamo affidati a booking.com e decidiamo di raggiungere il nostro hotel a piedi.
Come ci indica la grande mappa, che si trova nel terminal dei busses, dovrebbe distare solamente cinque minuti da li. 
Hoi An risulta essere la cittadina piu' graziosa ed accogliente che abbiamo incontrato in Vietnam.
Incantata da lanterne, che le donano colori durante il giorno e luce durante la notte.



Anche qui, affittiamo le biciclette per visitare la piccola cittadina.
Graziose casette si affacciano sul fiume, ed un mercato, poco piu' in la', emana profumi ed odori ai quali non siamo abituati.
La carne, come il pesce, viene venduta per strada. Bancarelle improvvisate e bilance antiche per misurarne il peso.



Visitiamo la casa della seta ed una ragazza ci spiega tutto il processo di lavorazione.
In piu', ci svela come capire se il prodotto che stiamo acquistando e' seta pura al cento per cento oppure solo un falso.
Basta bruciarne un pezzetto per capire che cosa abbiamo tra le mani.
Se l'odore che la stoffa bruciata emana e' uguale a quello di peli bruciati e' seta pura, se e' uguale a carta bruciata e' meta' seta e meta' nylon, se e' uguale a plastica bruciata e' solo nylon.
Dicono che Hoi An sia la citta' piu' indicata per fare shopping, soprattutto per chi desidera abiti su misura. Credo che, proprio per questo sia affollata da tanti occidentali.
Noi non compriamo nulla, lo spazio nello zaino non ce lo permette, ma non possiamo non ammirare le coloratissime stoffe che i negozi esibiscono.

venerdì 20 settembre 2013

VIETNAM: NHA TRANG

Arriviamo a Nha Trang, quando e' buio gia' da un pezzo.
Il bus ci scarica da qualche parte lungo la strada.
L'hotel, che avevamo prenotato il giorno prima tramite booking.com, si trova a soli tre minuti dalla spiaggia, ma google maps ci indica che siamo lontani dalla nostra destinazione.
Chiediamo consiglio ad un'agenzia di viaggi li' vicino, e l'impiegata ci dice di prendere un taxi, perche' a piedi ci avremmo messo parecchio tempo.
Una ragazza olandese, si avvicina a noi per chiederci se abbiamo gia' una stanza prenotata.
E' sola, ed anche lei, come noi, non sa bene in che direzione andare.
Le diciamo di unirsi a noi, che il nostro hotel si trova vicino alla spiaggia ed alla via di locali notturni.
Concordiamo il prezzo con un taxi. Centomila dong per tutti e quattro.
Arriviamo all'hotel e troviamo ad aspettarci un simpatico signore.
Avevamo prenotato due camere, una doppia (otto dollari a notte) ed una singola (sei dollari a notte).
Debora chiede al proprietario se e' possibile cambiare la stanza singola con un'altra doppia, che avrebbe condiviso con Inge (la ragazza olandese appena conosciuta), cosi' avrebbero risparmiato due dollari a notte.
Dopo una doccia fresca, per lavare via l'odore dello sleeping bus, usciamo per cena.
Inge ci racconta di aver appena finito l'universita', di essere partita per l'Asia con suo fratello e di aver gia' viaggiato in Thailandia e Cambogia.
Suo fratello sarebbe rientrato in Olanda per lavoro entro qualche giorno e cosi' era tornato ad Ho Chi Minh per prendere il volo, mentre lei avrebbe proseguito il suo viaggio prima in Vietnam, poi in Laos ed infine dinuovo in Thailandia, dove l'avrebbe raggiunta il fidanzato.
Il giorno seguente affittiamo quattro biciclette, per visitare un templio che dista quattro chilometri dall'hotel ed un mercato che si trova in centro citta'.



Il resto della giornata lo passiamo in riva al mare, godendoci il sole caldo e l'acqua fresca.
La spiaggia e' per la maggior parte libera, mentre le aeree davanti ai resort, sono occupate da lettini ed ombrelloni. 
Da qualche parte, su internet, avevo letto che Nha Trang e' famosa per le spiagge.
Se devo essere sincera, io in queste spiagge non ci trovo nulla di eccezionale. 
L'acqua non e' limpida e gia' a meta' pomeriggio inizia ad essere sporca!
Oggetti vari raggiungono la riva ed una patina di non so che cosa, ricopre la superficie del mare.
Chi usufruisce della spiaggia sono per lo piu' turisti, la gente locale si vede di rado.
Alti palazzi e locali di ogni genere si affacciano sull'oceano, facendo da barriera a cio' che c'e' dietro.
La poverta'.

mercoledì 18 settembre 2013

VIETNAM: SLEEPING BUS

Sono le sei e trenta del mattino. La sveglia, puntuale, inizia a suonare.
Nella camera si diffonde un suono, non bene identificato.
Ci vuole un po' per capire che quel rumore fastidioso, e' l'allarme del cellulare, posizionato sul tavolo dall'altra parte della camera.
Mi alzo per farlo tacere.
Mi affaccio alla finesra, di certo, non per prendere una boccata di aria fresca.
La citta' sembra essersi svegliata gia' da parecchie ore.
La via e' animata da un via vai continuo di gente.
Osservo silenziosa e sempre piu' stupita di cio' che vedo. Mi chiedo come facciano a vivere qui.
Ci prepariamo, richiudiamo gli zaini, paghiamo l'hotel e ci dirigiamo all'agenzia viaggi presso la quale abbiamo prenotato lo sleeping bus.
Arriviamo con largo anticipo, cosi' l'impiegata ci fa accomodare.
Il rumore che proviene dalla strada sembra essersi amplificato rispetto all'ora precedente, e sempre piu' gente si riversa in strada.
Mi chiedo se ogni tanto questa citta' dorma. Sembra una vita no stop. Un after dopo l'altro.
Sono le otto, e con loro, arriva anche il nostro sleeping bus.
In tanti ci avevano detto che lo sleeping bus e' uno dei pochi mezzi per viaggiare in Asia.
E' strutturato su due piani, con dei veri e propri lettini dove potersi sdraiare.
Io e Debora c'entriamo comodamente, ma il povero Giacomo, alto un metro ed ottanta, fa un po' di fatica ad allungare le gambe.
Troviamo anche cuscini e coperte, e ci chiediamo in quanti li abbiano usati prima di noi, giungendo alla conclusione, che non li lavino molto spesso.


Siamo in partenza verso Nha Trang, che dista solamente 438 chilometri (cosi' mi dice google maps) da Ho Chi Minh. Per raggiungerla ci serviranno dodici lunghissime ore, essendo, le strade vietnamite, in pessime condizioni.
Passa qualche ora e Debora si chiede dove possano aver nascosto la toilette.
L'impiegata dell'agenzia viaggi ci aveva assicurato che a bordo del bus ci sarebbe stata.
Decide di chiedere all'autista, che le risponde: "everywhere, everywhtere", indicando le immense distese di campi intorno a noi.
Non posso fare altro che ridere a crepapelle, continuando a ripetere "everywhere".
La guida "sportiva" dell'autista, ci lascia allibiti.
Oltre al fatto che, continua a suonare il clacson per farsi strada tra i motorini ed azzarda sorpassi in curva, sembra una vera e propria gara tra busses. Una specie di formula una, su strade trafficate, non bene asfaltate, che talvolta si affacciano sulla costa.
La sicurezza e' l'ultima cosa che viene considerata. Mi allaccerei volentieri la cintura, se solo ci fosse!
Finalmente ci fermiamo in un luogo dove e' possibile usare il bagno e comprare qualcosa da mangiare.
Non so bene come identificarlo, in quanto non e', ne un autogrill, ne una piazzola di sosta.
L'autista, guardando Debora, le specifica che ha cinque minuti di tempo, altrimenti, senza scrupoli ti lascia indietro e "chi si e' visto si' e' visto".
Stava per succedere ad una ragazza inglese.
Se non avessimo urlato all'autista di aspettare, la ragazza sarebbe rimasta a piedi, senza documenti, telefono, e zaino.... In the middle of nowhere.

VIETNAM: DELTA DEL MEKONG e CU CHI TUNNELS

Cosa mi rimane impresso di quella prima giornata ad Ho Chi Minh, e' il volto di una vecchia nonnina, seduta sul marciapiede, proprio fuori dal mercato di Ben Thanh.

Dopo aver lasciato gli zaini in hotel, aver prenotato due tours per i giorni successivi, ed esserci rinfrescati con una bella doccia, optiamo per una passeggiata nei dintorni, essendo la sera ormai arrivata.
Il ragazzo alla recption ci dice che il Ben Thanh Market chiude alle cinque.
Guardiamo l'orologio. Le cinque sono passate da un pezzo, ma decidiamo di andarci lo stesso.
La scelta e' stata azzeccata, perche' il mercato e' ancora aperto, anche se, la maggior parte delle bancarelle sta chiudendo.
Compro una bottiglietta d'acqua da mezzo litro per ventimila dong.
A me sembra un prezzo ragionevole, ma, successivamente, mi rendero' conto della fregatura presa, perche' al supermercato una bottiglia da un litro e mezzo costa solamente settemila dong.
Uscendo dal mercato, con la bottiglia ormai vuota ancora in mano, aspettando d'incontrare un cestino per poterla buttare, una vecchietta, con indosso vestiti sporchi, il viso annerito ed il sorriso raggiante, mi indica la bottiglia di plastica che mi sto ancora rigirando tra le mani.
Gliela porgo, e lei tutta felice la mette in un grande sacco insieme ad altre bottiglie.
Credo che le raccogliesse per poi avere dei soldi in cambio. Una specie di raccolta differenziata.
Rientriamo in hotel dopo aver cenato in un locale li' vicino. Stanchi ci infiliamo subito a letto.
Il giorno successivo partiamo per il Delta del Mekong, un fiume a sud di Ho Chi Minh, dove come burattini veniamo telecomandati per tutto il giorno.
Succedera' cosi, anche per i Cu Chi Tunnels.
Marionette in mano alle guide turistiche, che ti portano dove vogliono, facendoti vedere cosa vogliono, e cercandoti di vendere il piu' possibile.
Qui, mi rendo conto di quanto il Vietnam sia povero.
Dal bus osservo le baracche, che fanno da cornice alla strada.
Le persone si riversano all'aperto ed i bambini, giocano tra la polvere ed i gas tossici dei motorini.
Non hanno il cortile, e nemmeno un parco!! Hanno poco o niente.
E' lunedi' mattina. Mi chiedo perche' non siano a scuola, ad imparare a scrivere e leggere.
Mi chiedo quanti abbiamo la possibilita' di una doccia o di un abito pulito.
L'immondizia e' ovunque, fa da contorno al tragitto che ci porta al Delta del Mekong.
Qui ci imbarchiamo su una piccola barchetta, tutta di legno.
L'acqua del fiume ha un colore marrone. Variano le tonalita', ma la tinta e' sempre quella.
Non so se sia per l'inquinamento o per il fondale fangoso.
Mi piace pensare che sia per la seconda opzione, ma il bagno li' dentro non lo farei nemmeno se mi offrissero tanti soldi.
Visitiamo diverse isolette, sulle quali impariamo a fare il miele e le caramelle al cocco, testiamo frutta esotica e liquori, abbracciamo serpenti e navighiamo a bordo di canoe, in mezzo ad alte canne di bambu'.


Il giorno seguente, siamo nuovamente a bordo di un mini-bus, questa volta diretti ai Cu Chi Tunnels.
Dal finestrino il paesaggio non cambia, rispetto a quello del giorno precedente.
Le baracche sono ancora la', i bambini anche, i motorini non mancano, ed il suono dei clacson inizia a diventare insopportabile.
I Cu Chi Tunnels, furono costruiti al tempo della guerra tra Vietnam e Stati Uniti.
Sono profondi, bui e stretti. 
E' possibile percorrerne un pezzetto.
Decidiamo di provare, trovandoci sul posto e pensando che probabilmente non ricapiteremo mai piu' da quelle parti.
Ogni cento metri c'e' un'uscita. 
L'aria, che gia' fuori e' pesante, li' sotto sembra esserlo ancora di piu', e con tutta probabilita' lo e'.
Non c'e' luce, ne aria.
All'uscita successiva decido di uscire, non me la sento di proseguire.
La guida ci spiega che durante la guerra non avevi scelta, se volevi sopravvivere, dovevi entrarci e rimanerci.


Poco piu' in la', sentiamo degli spari. Che il Vietnam sia ancora in guerra e noi ne siamo all'oscuro?
No, nulla di tutto questo, se non nella mia immaginazione.
Vicino al chiosco, dove e' possibile mangiare o comprare souvenirs, c'e' anche la possibilita' di sparare.
Cosa che io trovo assurda.
In un luogo dove un tempo c'e' stata la guerra, dove persone sono morte ed hanno lottato per rendere il proprio paese libero, permetteno ai turisti di sparare semplicemente per business e divertimento?
Rientriamo ad Ho Chi Minh a meta' pomeriggio e corriamo subito a prenotare uno sleeping bus per il giorno successivo.
Nel restante tempo decidiamo di visitare il Ben Thanh Market, e fare una passeggiata (per quanto sia possibile passeggiare, perche' i motorini occupano anche i marciapiedi) nei dintorni del distretto numero uno.

domenica 15 settembre 2013

VIETNAM: WELCOME TO HO CHI MINH

Partiamo per il Vietnam lunedi' 15 settembre, dall'aereoporto internazionale di Changi, raggiungibile dalla citta' di Singapore in soli 40 minuti con il treno, per un costo di circa un dollaro e cinquanta.
Il volo ci e' costato cento dollari australiani, one way, con un solo zaino da imbarcare.
Arriviamo ad Ho Chi Minh intorno alle tre del pomeriggio.
Dopo essere andati all'ufficio visti, aver passato il controllo passaporti e recuperato lo zaino, ci ritroviamo in una sala d'aspetto all'aperto.
Qui troviamo Debora ad aspettarci, unitasi a noi, per quest'avventura con gli "occhi a mandorla".
Decidiamo di scambiare i soldi in aereoporto.
Cento dollari australiani in dong e cento in dollari americani (qui e' possibile pagare anche con quelli).
Per il dollaro australiano il cambio non e' favorevole. Lo e' invece per l'euro e la sterlina.
Evitiamo invece, di comprare una scheda telefonica prepagata, perche', in ogni locale, ostello ed hotel e' possibile avere il wi-fi gratuito. Roba da non credere. In un paese dove praticamente e' la poverta' a fare da padrona, e' possibile trovare una connessione ad internet anche nel villaggio piu' sperduto tra le montagne. Oltre al fatto che, la maggior parte delle persone parla inglese.
Non sara' un inglese perfetto, ma il necessario per farsi capire.
Abbiamo con noi una guida di viaggio, che, se devo essere sincera, non abbiamo sfogliato nemmeno una volta.
Abbiamo piu' o meno letto diversi blog di viaggio, lasciati da qualche viaggiatore, sulle pagine di internet, annotando su un foglio "volante" (di quelli che prima o poi non saprai piu' dove hai messo), le varie tappe, che ci eravamo prestabiliti di fare. Niente piu', niente meno.
Tutto il resto sarebbe stato deciso al momento.
Viaggiando impari anche questo. A fare piani, ma soprattutto a disfarli e cambiarli. Cosi', per non correre  il rischio di disfarli o doverli cambiare, abbiamo deciso di non farne affatto.
Detto questo, non avevamo la minima idea di come raggiungere la citta' dall'aereoporto.
Ovviamente, i taxi non mancano mai, ma noi optiamo per un bus scassatissimo, di quelli che sembrano del dopo guerra (probabilmente lo sono).
Il prezzo del biglietto e' di cinquemila dong. Vi rendete conto?! Considerate che un euro e' pari a ventisettemila dong.
Saliamo a bordo. Diciamo all'autista dove si trova il nostro hotel, chiedendogli se gentilmente, potrebbe dirci quando dobbiamo scendere. 
Prendiamo posto, domandandoci se, l'autista avra' realmente capito la nostra richiesta.


Siamo fiduciosi ed attendiamo.
Il tragitto dura piu' di mezz'ora.
Era un bus di linea, di quelli che hanno un tratta precisa da seguire, per caricare e scaricare le persone, alle diverse fermate. 
Il bus rallenta (senza mai fermarsi) e le persone salgano e scendono "al volo".
Stupita mi guardo intorno.
Dal finestrino del bus lo spettacolo mi lascia a bocca aperta.
Sono ad Ho Chi Minh, in Vietnam, su un bus scassatissimo, che miracolosamente ha tutte e quattro le ruote, ed una miriade di motorini si riversa nelle strade, senza logica, fregandosene del codice della strada, delle precedenze, degli stop e, soprattutto dei pedoni, perche', ad attraversare la strada in Vietnam si rischia di essere investiti.
Credo di non averne mai visti cosi' tanti tutt'insieme, in vita mia.
Ed il rumore dei clacson e' fastidiosissimo. E' un bip-bip continuo, senza tregua. Tutti che suonano a tutti.


L'autista ci scarica dopo il mercato di Ben Thanh, il piu' famoso qui ad Ho Chi Minh, indicandoci la via del nostro hotel. Fantastico!!
Alloggiamo nel distretto numero uno. Caos totale. 
La stanza non e' nulla di esaltante, ma per noi, viaggiatori con pochi "spiccioli" e poche pretese, va piu' che bene.

martedì 10 settembre 2013

SINGAPORE: LA CITTA' DEI DIVIETI

*Un'avventura con gli occhi a mandorla*

26 _ Le ore di attesa in aereoporto a Melbourne
7 _ Le ore di volo
2 _ Le ore di fuso orario rispetto all'Australia

Inizia da qui, da Singapore, quella che sara' un'avventura con gli occhi a mandorla.
Una citta' stato, incastrata tra le isole dell'Indonesia, a sud, e la Malesia, a nord.
Con un aereoporto, primo in classifica, per il miglior aereoporto dove dormire, senza dover cercare un hotel per passare una notte, nell'attesa del volo successivo ed un porto d'importanza internazionale, con navi che sostano anche un mese, aspettando di attraccarsi per poter scaricare o caricare le merci.
Cinque milioni sono gli abitati, con culture, religioni e lingue diverse, anche se, quella ufficiale e' l'inglese.
Una citta' che, in alcuni tratti, sembra futuristica, ed in altri, racchiude storia e tradizione.
Io l'ho soprannominata la citta' dei divieti.
Divieti che ho trovato strampalati e divertenti, in un primo momento, ma che rendono questa citta' pulita ed ordinata.
E' vietato mangiare chewingum per strada.
Il vantaggio di questo divieto e' nell'avere marciapiedi tremendamente puliti, e non a "pois", come spesso si vede nelle grandi citta'.
E' vietato portare il durian (un frutto tropicale, dalla puzza tremenda, ma che dicono sia molto buono), in metropolitana o sui buses, dove e' anche vietato mangiare o bere.
E' vietato sputare per terra, inquinare e sprecare acqua.




Passando qualche giorno a Singapore, ho capito il perche' di questi divieti, trovando e scoprendo una citta' pulita, pur avendo, come detto sopra, cinque milioni di abitanti.
Ho apprezzato la funzionalita' delle cose, prima tra tutte, i mezzi pubblici.
Buses di linea, taxi a prezzi convenienti ed una metropolitana all'avanguardia, con linee che ti permettono di raggiungere facilmente tutti i punti della citta', ad un costo estramamente basso. Una corsa costa dai 0.88 a 0.99 centesimi.
Questo anche perche', possedere un auto qui a Singapore e' molto dispendioso.
Essendo un'isola che misura 42 km da nord a sud e 23 da ovest ad est, lo stato di Singapore cerca di far ridurre l'utilizzo delle auto, ottimizzando i trasporti pubblici.
Pensate che, per essere proprietario di un auto bisogna possedere la licenza, che costa intorno ai novantamila dollari.
Un'atra curiosita' di Singapore e' la lotta al terrorismo.
Sempre rimanendo in tema di trasporti pubblici, ogni volta che prenderete la metropolitana, un video vi ricordera' di avvertire le forze dell'ordine nel caso notaste un tipo sospetto con una borsa altrettanto sospetta.
Questo fa di Singapore una citta' sicura ed all'avanguardia. :)

domenica 1 settembre 2013

GRAZIE AUSTRALIA

Cara Australia, 
non posso credere che sia gia' passato un anno da quando ero partita.
Mi sembra di aver vissuto parecchi anni in uno solo.
Quella down under e' stata una bellissima esperienza, che mi ha regalato compagni di viaggio fantastici, avventure mozzafiato e tante prime volte.
Sono felice e soddisfatta.
Mi ero prefissata degli obbiettivi prima di partire, e sono riuscita a raggiungerli.
Ho dovuto correre per tenergli testa, ed anche faticare, ma mentre lo facevo ero felice!
Non rimpiango di essere partita, perche' prendere l'aereo che mi ha partata da questa parte del mondo, e' stata la scelta piu' giusta che potessi fare.
Mi hai donato felicita', tristezza, nostalgia, avventura, fatica, rabbia, sorrisi, volti, sguardi, complicita', colori, trasgressione.
Mi hai regalato una casa per ogni luogo visitato ed una famiglia per ogni persona incontrata.
Mi hai insegnato cose che, se non avessi viaggiato, probabilmente non avrei mai imparato.

VAN TRIP IN 30 SCATTI

Belmont

South West Rock

Booti Booti National Park

Forster

Dorrigo National Park
Yamba

Byron Bay

Surfers Paradise

Brisbane

Noosa Heads

Rainbow Beach

1770
Queensland - On the road

Carmila - Natural Reserve
Conway Beach - Jellyfish

Whitehaven Beach

Queensland - Cartelli per bambini :)

Home Hill - Diamo un po' di colore alle citta'
Vicino a Bowen

Magnetic Island


Townsville
Mission Beach

Bramston Beach
Josephine Falls
On the way to Port Douglas

Cape Tribulation
Table Lands